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- Borse a Pagamento: i dubbi
- La circolare interpretativa del Ministero dell’Ambiente in breve
- Sacchetti plastica alimenti nei supermercati
- Quanto conviene portarsi i sacchetti da casa?
Borse a Pagamento: i dubbi
Alcuni articoli apparsi su media nei giorni successivi l’entrata in vigore dell’art. 9-bis del decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91 (Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno), come convertito in legge dalla legge 3 agosto 2017, n. 123, in attuazione degli obblighi contenuti nella direttiva 2015/720/UE in materia di riduzione dell’utilizzo di borse di plastica mettevano in dubbio il pagamento degli shopper biodegradabili e compostabili (adatti per raccolta dell’umido) anche in farmacia.
Una circolare di Federfarma (Sindacato Unitario Titolari di Farmacia) ha informato tutte le farmacie italiane della comunicazione stampa del Ministero (vedi immagine) che chiarisce ogni dubbio sul pagamento dei sacchetti anche in farmacia.
La circolare interpretativa del Ministero dell’Ambiente in breve
Il ministero dell’Ambiente con la Circolare Interpretativa del 4 gennaio 2018 sugli shopper, firmata dal dottor Mariano Grillo, fuga ogni diversa interpretazione riguardo all’obbligo di pagamento da parte del cliente.
La circolare inizia con la spiegazione della Direttiva Europea 2015/720/UE definisce (art. 1, comma 1) “borse di plastica in materiale leggero” le borse di plastica con uno spessore inferiore a 50 micron.
“Per tale tipologia di borse gli obiettivi europei di riduzione del consumo sono vincolanti. Detti obiettivi possono essere raggiunti attraverso divieti alla commercializzazione o altre misure restrittive quali, ad esempio, imposte al consumo. Inoltre, tra le misure obbligatorie, gli Stati membri, se non intendono fissare obiettivi annuali di riduzione del consumo pro-capite, sono tenuti a far pagare le buste di plastica leggere commercializzabili, introducendo il c.d. “pricing” e cioè il divieto di fornitura delle medesime buste di plastica a titolo gratuito.
La direttiva consente infine la possibilità agli Stati membri di estendere il campo di applicazione delle suddette misure di riduzione dell’utilizzo per altre tipologie di borse di plastica, indipendentemente dal loro spessore, in particolare per quanto riguarda le borse di plastica in materiale ultraleggero, che sono quelle con uno spessore inferiore a 15 micron richieste a fini d’igiene o fornite come imballaggio primario per alimenti sfusi. Tale possibilità è prevista dall’articolo 4, paragrafo 1-ter, della “direttiva imballaggi”, così come modificata dalla direttiva 2015/720/UE.”
Continua con una precisa descrizione delle 3 tipologie di borse, shopper e sacchetti per la spesa ammessi dalla legge (vedi approfondimenti) e ribadisce l’obbligatorietà del pagamento delle borse di plastica da parte dei clienti di ogni attività commerciale, farmacie comprese.
Sacchetti plastica alimenti nei supermercati
La circolare interpretava si conclude con la spiegazione delle precise norme che i clienti dei supermercati e della grande distribuzione (GDO) devono seguire per evitare di pagare i sacchetti forniti dal supermercato.
* I clienti possono usare i sacchetti di plastica portati da casa per il trasporto di frutta, verdura, pane e altri alimenti sfusi
* I sacchetti del cliente devono avere tutti i requisiti imposti dalle legge sulle borse di plastica, in particolare devono essere destinati a venire in contatto con gli alimenti
* I sacchetti devono inoltre essere nuovi, mai utilizzati e devono seguire tutte le indicazioni e i criteri igienici che gli esercizi commerciali comunicano alla clientela con apposita segnaletica esplicativa
* Il personale del supermercato potrà verificare che i sacchetti portati da casa dai clienti rispondano a tutte le norme di sicurezza e di igiene che la legge impone di garantire.
Quanto conviene portarsi i sacchetti da casa?
Premetto che le prossime righe sono solo mie considerazioni personali.
E’ cristallino che dal 1° Gennaio 2018 sia molto più conveniente portarsi i sacchetti da casa quandosi va a fare shopping. Una soluzione adottata da molti miei clienti è anche quella di mettere medicine e farmaci nelle tasche, grandezza della scatola permettendo, oppure uscire dalla farmacia con il prodotto in mano, un po’ scomodo, ma strategia più che accettabile per percorrere i 20 metri che separano la porta della farmacia dal posteggio.
Gironzolando per il web ho anche visto che alcuni miei colleghi confezionano il prodotto nella carta e/o in sacchetti di carta. Concordo con questa soluzioni nel caso il prodotto sia “delicato” a livello di privacy come per esempio una scatola di sildenafil (nome commerciale viagra), i profilattici, la prova di gravidanza, i test per l’ovulazione o la pillola anticoncezionale.
Ho l’immensa fortuna di avere dei clienti fantastici che non si sono lamentati per il pagamento dei sacchetti e non mi chiedono di usare la carta per il confezionamento dei prodotti.
In questi pochi giorni dall’entrata in vigore della legge il consumo della farmacia di sacchetti è notevolmente calato a tutto beneficio dell’ambiente (obiettivo della legge).
Discorso diverso per l’acquisto di alimenti sfusi al supermercato. I dati delle grande distribuzione attestano che ogni famiglia pagherà in più da € 4,17 a € 12,51 per i sacchetti per frutta, verdura e pane.
Mi sono chiesta allora se sia conveniente portarsi i sacchetti per alimenti da casa. Dopo qualche ricerca on line e qualche calcolo ho scoperto che il prezzo minimo che “sono riuscita a spuntare” per i sacchetti che andrebbero bene per il supermercato è di 5 centesimi.
In pratica è conveniente, secondo me, portarsi i sacchetti da casa solo nel caso che dopo il trasporto degli alimenti, questi shopper vengano utilizzati per altro scopo, per esempio per la raccolta delle deiezioni dei cani e per chi utilizza tanto i sacchetti per alimenti in cucina.
Se io sono padrona di una cane o sono una cuoca provetta che già uso tanti sacchetti biodegradabili per alimenti la strategia è quella di utilizzarli una prima volta al supermercato (devono essere nuovi) e una seconda per altri scopi che sono già presenti nelle mie abitudini.
Se non ho un secondo modo di utilizzo per gli shopper che ho utilizzato al supermercato è più conveniente utilizzare quelli forniti dal punto vendita e poi utilizzarli una seconda volta per la raccolta dell’umido.
Un’altra soluzione per risparmiare su sacchetti al supermercato è quella di utilizzare una retìna che può svolgere egregiamente il suo lavoro per più volte. In questo caso alcuni dicono che ci sia un problema sulla tara delle bilance… si mettono i prodotti sul piatto della bilancia, si pesano, esce l’etichetta, si mettono i prodotti nella retina, si chiude la retina e su applica l’etichetta… ma le casse dei supermercati calcolano già il prezzo del sacchetto per ogni alimento sfuso e secondo me la GDO ha paura che molti potrebbero aggiungere mele, arance, zucchine e altro prima di chiudere la retina… Nessun Ministero ha ancora dato parere su questa possibile soluzione.
Come andrà a finire? Come sempre: è il consumatore che detta le leggi del mercato. Se molti clienti faranno storie per i centesimi che devono pagare per l’acquisto di frutta e verdura la grande distribuzione correrà ai ripari inventandosi qualcosa per ovviare al problema. Se invece le vendite rimarranno più o meno stabili i sacchetti continueranno ad essere pagati dai consumatori come avviene ora.
Stesso discorso vale per i sacchetti che i clienti pagano in altri punti vendita.
Nel mio piccolo sono molto contenta di come hanno risposto i miei clienti all’ “obbligo che mi obbliga” a far pagare i sacchetti: hanno trovato loro le soluzioni migliori per risparmiare sia carta che sacchetti!
Tanta Salute a Tutti, CostanzaDN